Il blu cobalto delle bottiglie di plastica e il verde cristallino di quelle di vetro. Il giallo primula dei sacchetti di nylon pieni di rifiuti, il rosso di cavi elettrici e le scale di grigio dei materiali edili di scarto. Sono i colori della primavera nei luoghi della natura villafranchese. Risorgive e campagne lungo le strade sono terre di nessuno o perché aree di privati ma di pubblica fruizione o perché lungo arterie viarie le cui competenze, quando si tratta di manutenzione e pulizia, si rimpallano da ente a ente. È in queste terre di nessuno che vince l’inciviltà. E non c’è stagione che tenga, né bello o cattivo tempo per sfregiare la natura. Così la domenica mattina si trovano i risultati di festicciole del sabato sera in zone lontane dagli occhi dei residenti. E sulle capezzagne battute di giorno da podisti e camminatori non resta che constatare che la raccolta differenziata non è stata assimilata da tutti. A farne le spese sono appunto le zone appartate o isolate. Di sera le risorgive del Fontanin, appena fuori dagli abitati di Villafranca e Povegliano, è meta di chi, contrariamente al coprifuoco o alle misure anticontagio, si incontra in gruppo. L’indomani restano abbandonate cataste di bottiglie di vetro e lattine vuote, avanzi di cibo e cartacce. Tutto in spregio a un’oasi quasi sacra per chi vi arriva in passeggiata da tempo immemore o in bicicletta, ora che le pozze d’acqua sono lambite dalla ciclabile delle risorgive che porta da Zevio a Valeggio, dall’Adige al Mincio, toccando una dozzina di Comuni. Luoghi di pregio naturalistico. Luoghi di tutti. Di cui pochi pensano di poter disporre a proprio piacimento lasciando poi ciò che resta del loro passaggio. Poco distante, altro luogo di scempio, è la Grezzanella. Il secondo tratto della variante alla 62 taglia una campagna amena luogo di passeggiate e vicina alle sorgenti del Tartaro. Se mai fosse stato necessario, è stato collocato un cartello nelle piazzole di sosta della strada, che indica il divieto di scarico di rifiuti. Ma poco importa se si rischia la sanzione. Nessuno controllerà. Così c’è chi di passaggio accosta nello spazio di sosta per l’emergenza e scarica nelle scarpate tutto ciò di cui si vuole sbarazzare. Il materiale finisce nella campagna o sui cigli della stradina sterrata percorsa da chi passeggia. Tra rovi, piante, cespugli e fiori campestri che ora stanno per sbocciare, si trova di tutto. Fino a poche settimane fa c’erano addirittura tre stendini per i panni, uno a distanza di pochi metri dall’altro. Ora restano sacchi di rifiuti indifferenziati, molto spesso-questi-lanciati dai finestrini delle auto in corsa. E poi bottiglie in plastica e vetro, scarpe, abiti, cavi elettrici, prese di corrente in plastica, tegole e chiusini in cemento, tetrapack del latte, tessuti e carte. La Grezzanella stessa è costellata di sacchetti di rifiuti solitari sui cigli della strada, ben chiusi. Con evidenza vengono lanciati al volo dalle auto e finiscono lì ad addobbare la variante per mesi. Biglietti da visita quotidiani che sembrano non smuovere le coscienze. Né di chi commette questi atti impunemente, né di chi attende che ci pensi qualcun altro e non promuove, come accade in altri paesi, giornate di pulizia coinvolgendo cittadini volenterosi, che per fortuna, in barba agli incivili, ci sono ancora.
Maria Vittoria Adami (L’Arena)